Se l’impresa, oltre alle soglie dimensionali richieste per le PMI, presenta anche uno dei parametri riguardanti l’innovazione tecnologica di seguito illustrati, è considerata una PMI Innovativa e ha diritto ad alcune agevolazioni che sono state previste dal decreto “Crescita 2.0”, tra cui una maggiore flessibilità nella gestione societaria; incentivi fiscali per gli investimenti ecc.
Condizioni fondamentali per poter beneficiare di tali vantaggi sono che le imprese vengano iscritte in un’apposita sezione del Registro delle Imprese riservata alle PMI Innovative e che abbiano almeno due dei seguenti requisiti:
Alcune misure specifiche sono previste a sostegno delle Startup Innovative per supportarle durante il loro ciclo di sviluppo e crescita.
Le Startup Innovative sono società di capitali, anche costituite in forma cooperativa, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, e che sono in possesso dei seguenti requisiti:
Inoltre, per poter essere iscritta alla sezione speciale del Registro Imprese dedicata alle startup innovative, l’impresa dovrà essere in possesso (per tutta la durata della propria iscrizione al registro) di almeno uno dei tre seguenti criteri (che sono simili ai requisiti di innovazione visti per la PMI innovativa):
Sino a questo punto abbiamo approcciato il tema dell’accesso a strumenti di finanza agevolata esclusivamente dalla prospettiva di una singola impresa, come per altro accade nella maggioranza dei casi. Tuttavia, alcune misure vengono pensate dal legislatore con l’esplicito scopo di costituire un elemento “catalizzatore” di partnership e relazioni “di sistema”. Detto diversamente, in alcuni casi con la finanza si vuole promuovere la creazione di “alleanze” tra diverse imprese appartenenti a una stessa filiera o a diverse filiere produttive.
Avendo questo esplicito obiettivo,, queste misure vedono come soggetti beneficiari non le singole imprese, bensì aggregazioni di imprese diverse. La presenza di una aggregazione di imprese può essere talvolta un criterio preferenziale e premiante, altre un vero e proprio requisito formale obbligatorio di accesso al bando stesso. Molteplici sono le forme – giuridiche e operative – che le imprese hanno a disposizione per aggregarsi.
I codici ATECO identificano le attività economiche secondo una classificazione alfanumerica che le raggruppa per settori omogenei, dal generale al particolare. Ogni attività è quindi identificata da una lettera e un numero che ha da due a sei cifre. Le lettere indicano il macro-settore di attività economica, mentre i numeri rappresentano, con diversi gradi di dettaglio, le articolazioni e le disaggregazioni dei settori stessi.
Facciamo un esempio:
Volendo semplificare, possiamo immaginare la finanza agevolata come uno strumento adottato dallo Stato per intervenire e regolare l’attività delle imprese che si presta tanto a interventi “generalisti”, quanto a misure più mirate e verticali. Nel primo caso, si parla di misure ad ampio spettro o di sistema, accessibili cioè a tutte le imprese indipendentemente dal settore economico di appartenenza. In questi casi dunque non vi sono vincoli espressi in termini di codici ATECO ammissibili alla misura. La maggior parte delle iniziative pensate per stimolare la digitalizzazione delle imprese italiane ricade ad esempio in questa famiglia di misure. Sono infatti bandi che mirano a facilitare la trasformazione digitale del complessivo sistema delle imprese nazionali e, proprio in modo conforme a tale obiettivo, sono dunque estese a tutte le imprese, a prescindere dalla specifica attività economica esercitata.
Al contrario, alcune misure sono pensate per stimolare, supportare o innovare alcuni specifici comparti del sistema economico. In questo caso, il bando prevederà dunque dei criteri di accesso che qualificano i soggetti beneficiari, richiamando in modo esplicito una lista puntuale di ATECO ammissibili, in modo da rendere eleggibili al contributo solo ed esclusivamente imprese che operano nel settore di specifico interesse della misura. Tutte le misure di intervento nell’ambito del Piano Agricolo sono un chiaro esempio di bandi verticali e di settore che, in quanto tali, prevedono esplicito riferimento a un insieme limitato di codici ATECO, che identificano i settori della produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli.
Esistono quindi misure per tutte le imprese e misure riservate solo ad alcune categorie.
E’ possibile poi, talvolta, trovare anche agevolazioni che vengono erogate a tutte le categorie, ma in misura più favorevole per alcune. Un esempio di questo tipo è il credito d’imposta formazione, oppure i bandi per progetti di R&S, che variano la % di agevolazione a seconda della dimensione dell’impresa.
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